Non sapevo che Ivan fosse morto e né che fosse nipote di Imelda, carissima amica di tutti i badolatesi. Ne venni a conoscenza casualmente, quando martedì scorso, uscendo da casa di mia madre, salutai Imelda che in quell’istante stava passando. Le chiesi come stava, giacché era dalla passata estate che non ci vedevamo. <<Non tanto bene – rispose – >> Mi raccontò brevemente della scomparsa di Bonfanti ed io rimasi di stucco. Riuscii solo ad abbracciarla e a dirle: <<Mi dispiace!>> Imelda si riprese subito informandomi che c’era un sito presso il quale era possibile inviare un messaggio.
Lo faccio ora per dire senza tanta retorica: Chi muore vive nei ricordi di chi lo ha amato. Chi è vissuto amando non sarà mai dimenticato. Nella sua esistenza, Ivan Bonfanti ha amato, gioito, sofferto e lavorato con passione. Per la sua donna è stato compagno di vita. Per i suoi amici compagno di giochi. Per i suoi colleghi compagno di lavoro. Per i comunisti come me è stato compagno di lotta. Per i suoi genitori era tutto. A tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo personalmente, amarlo e di stargli vicino, dico con un po’ d’invidia: Siete stati fortunati.
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