Amore mio, quanto sarebbe meraviglioso guardarti adesso e chiederti: andiamo alle terme?
Parliamo di quello che succede al giornale? Mi abbracci un poco, per favore?
E dato che ci siamo, mettiamoci il cappotto e andiamo a fare una passeggiata per San Lorenzo.
Camminiamo verso “I colli emiliani”, come al solito tu quattro passi avanti e io cinque passi indietro,
hai le gambe lunghe e sei troppo impaziente per rallentare. Così mi fermo, fa freddo, ti guardo
andare avanti, poi ti accorgi che non ci sono, mi raggiungi e finalmente adotti la mia stessa andatura.
Questo era, l’andatura.
Torniamo a casa? Non parliamo di lavoro, ti prego. Fammi ridere, ecco.
Amore mio, esistono dei giorni in questa vita anormale e impossibile, il sole sorge e tramonta
e tu non puoi nemmeno commentare questa pioggia che cade a torrenti. Ho spento la televisione,
andiamo a dormire? Ho freddo, mi tieni accanto? Nelle serate buie come questa,
mi immagino che mi guardi dalla finestra e non ho paura. Immagino che per qualche
strano motivo non puoi entrare qui, nello spazio nostro, e che mi vieni a trovare di nascosto,
nella notte. Mi guardi e sorridi, poi te ne vai. Non sono più arrabbiata come poco tempo fa, quando
ti sbattevo gli scuri in faccia e non mi permettevo nemmeno di parlarti.
Parliamo? Che poi come sempre parli tu, e quasi litighiamo per prenderci la parola.
Hai sentito come ti immagino, al bordo di un lago mentre ascolti i rumori del bosco. Te ne sei andato
a vivere in una capanna, un cumulo di pensieri rovinosi ti impedisce di dormire
ma sappi che le mie mani ti raggiungono e ti accarezzano.
Laura
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