Il più bel titolo del manifesto negli ultimi dieci anni è “Il pastore tedesco”, per l’elezione di papa Ratzinger a pontefice. Non l’abbiamo fatto noi. L’ha fatto Ivan Bonfanti, che era uno del manifesto anche se era di Liberazione. Chiamò, disse, sorridemmo. Il giorno dopo la stampa cattolica di tutto il mondo ci scomunicò per l’ennesima volta – e i lettori ci amarono, per l’ennesima volta.
Ivan è morto ieri pomeriggio, a Vienna. Un malore inspiegabile, durante le nozze di un amico. Aveva 37 anni.
Era uno di noi anche se era di Liberazione. Cominciò collaborando a quel giornale, poi una crisi economica e politica, una lotta di giornalisti contro l’editore, una nottata intera a chiudere la trattativa al ministero del lavoro. Arrivò l’alba, ma tra gli assunti non c’era il suo nome. E allora io non firmo, disse uno. Il direttore generale del ministro Treu, con le vene del collo grosse come due gomene, esplose: io non posso sapere il nome del lavoratore, io faccio diecimila cassintegrazioni al colpo! Frega niente, io non firmo.
Venne assunto su due piedi, agli esteri. Capirono subito di avere fatto bene.
Ivan era bravo, accidenti. Ha scritto da mezza Europa. E’ stato espulso da Praga durante un vertice. Ha raccontato barzellette al leader delle Farc Raul Reyes che in segreto a Roma trattava la pace con la Colombia. Gli hanno sparato dietro in Palestina. In Palestina, che aveva raccontato senza acredini pseudo-militanti e con la passione del narratore coinvolto. In Palestina, dove aveva lasciato il cuore – ma riportato, saggiamente, un giubbotto antiproiettile. Era vegetariano. Amava i cani, il mare, il calcio, scrivere – non necessariamente in quest’ordine. Stiamo qui a ricordarlo allegro di vivere e ci viene in mente che nella piega dei suoi occhi, anche dentro la risata più grossa, anche all’ultimo giro, c’era a tratti un dolore che troppo tardi possiamo capire.
Dovremo farci bastare un pugno di ricordi, di pezzi sul giornale che durano un giorno e poi ci si incarta il pesce – ma non è vero niente, alcuni durano un sacco. Nessuna spiegazione, non ce ne sono mai.
Ciao Ivan, ce la caveremo. Ma ci manchi già.
Andrea Fabozzi, Alessandro Mantovani, Daniela Preziosi, Luca
Tomassini, Roberto Zanini
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