liceo tasso. era uno dei pochi, pochissimi compagni senza ruggine, capace di un linguaggio ricco e curioso, senza dottrine. ma una cosa, sopra le altre, mi colpi: suonava la batteria.
apriti cielo. merce rara, nel giro. cominciammo a suonare insieme.
frequentavamo una sala prove a san lorenzo. una catacomba che puzzava di muffa, gestita da uno strano tipo con occhiali e baffi. a ivan la batteria calzava a pennello. un gigante circondato da rullanti, tom, piatti, grancasse. e un piccolo dettaglio: suonava benissimo. non lo fo’ per dire, è vero. picchiava un 4/4 dritto e sicuro. faticavamo a stargli dietro. sono passati tanti anni da quelle prove e dai quei piccoli concerti scolareschi. presumo non suonasse più. evitavo di
chiederglielo, quelle poche volte che ci incontravamo. da giornalisti, parlavamo di giornali. e qualche ricordo. ma quando mi hanno detto della sua morte, su per le narici mi è salito quel vecchio odore di muffa. con commozione, ivan.
giorgio cappozzo
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