Solo un tassello…
Mi sento piccolo, come questo tassello che va ad incastrarsi nel mosaico di rimpianti, ricordi, poesia che si sta costruendo in questi terribili giorni.
Ivan, quante lacrime quando passo sotto casa tua. Alzo lo sguardo e ti immagino ancora là sull’infinito terrazzo con Laura o un gruppo di amici, o solo a meditare e sdrammatizzare sugli eventi della vita, pensare al tuo prossimo viaggio, innaffiare le piante…
Era il ’95 o il ’96 quando ci siamo ritrovati in un agriturist a Monte Rufeno durante un soggiorno estivo per disabili. Eri più o meno come ti avevo immaginato dai discorsi che su di te ogni tanto Francesca faceva in ufficio tra un colloquio ed una pausa-caffè… ma anche molto, molto diverso da come ti avevo immaginato. In te la semplicità e la complessità, la molteplicità e l’unicità convivevano in un mix di straordinaria ricchezza.
Ho sempre pensato (guai a dirtelo direttamente) “Se non ci fossero le persone come te, che grigiore l’umanità…”. Delicato, raffinato, ma anche solido e spregiudicato all’occorrenza, tenebroso e trasparente, sognatore e concreto. Profondo. Inutile aggiungere altri aggettivi, non voglio ripetere cose vere, bellissime, che sono state dette e scritte su di te in questi terribili giorni.
Quel soggiorno per te era una esperienza da aggiungere a mille altre, dettate dal tuo grande desiderio e bisogno di conoscenza. Diventava anche una occasione di confronto con la diversità, ma anche le affinità, che nel rapporto con i ragazzi disabili, spesso inaspettatamente, emergono più spontanee ed intense di quanto non avvenga “tra normali”. E quanto ti colpivano i gesti di Giorgio, il ragazzo autistico, apparentemente indecifrabili anche per uno del mestiere! E quanto eri curioso e desideroso di dare un senso alle frasi inconsuete di Anna che farneticava tra fantasie psicotiche e adolescenziali! Generoso come pochi, sensibile, intelligente, amabile, simpatico, autentico. Ecco, l’autenticità è forse la prima cosa che mi ha fortemente colpito di te. Conoscerti è stato un regalo…
…E quanto mi piaceva leggere i tuoi articoli, così interessanti, lontani da quel giornalismo banale e di maniera che hai sempre rifiutato. Ricordi la penna che simbolicamente ti regalai come portafortuna a fine soggiorno? La dedica forse un po’ retorica, a te la retorica non piaceva affatto, l’augurio pieno di sincerità…
…E quanto fascino dai tuoi sguardi, i gesti, le battute, le parole sottovoce, addirittura i silenzi. Seducente, affascinante persino con gli uomini, figuriamoci con le donne… E quanto ti arrabbiavi per le ingiustizie! Già, quanti splendidi articoli nati dal tuo inchiostro ho potuto gustare in questi anni. Pieni di umanità, saggezza, impegno sociale… Sguardo penetrante che riusciva, in questi anni così difficili, a fermarsi e capire ciò che molti non riescono, o non vogliono, capire (quanti giovani avranno da imparare dal tuo modo di scrivere sensibile, intenso e appassionato)…
…Tutte doti che ti appartenevano e ti appartengono ancora, perché nessuna morte le può levare. Tutte doti che ho sempre ritrovato in Francesca e Dino…
…Cari, cari Francesca e Dino, inutile sprecare parole. Dico solo che quell’abbraccio fisico e simbolico di noi tutti e di quelli che a distanza si sono uniti in quel momento così doloroso e intenso di lacrime, si trasformi in “qualcosa“, in un pezzo di vita (non mi viene altra espressione) che vi sostenga e sostenga anche noi. Almeno un po’, per quanto possibile.
Ciao Laura che non conosco, ti abbraccio forte forte.
Ivan, quando passo sotto casa tua alzo lo sguardo e ti immagino…
Alfredo Varone
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