Ciao amore, sono tornata in via dei Marrucini e non so spiegarmi la tua assenza. Dormo male, la mattina piango.
Tutto è stravolto, le abitudini che avevamo preso insieme, quei piccoli riti soltanto nostri, il ritmo delle giornate, le telefonate che mi facevi per dirmi anche solo “ciao”, il caffé che ti preparavo la mattina, il bacio che ti davo per svegliarti, la doccia sul terrazzo col bagnoschiuma, la domenica scendevi e comperavi i giornali, io sul divano la sera, stanca, mentre preparavi la zuppa, il tuo abbraccio amoroso nel tentativo di lenire il mio mal di stomaco, le puntate di Lost, il viaggio che dovevamo fare a febbraio, al mare, le cene con gli amici e le chiacchierate infinite, quando tornavi dal lavoro buttavi il cappotto sulla sedia e cominciavi a borbottare per ore e io ti ascoltavo finché la tensione si scioglieva e rimanevamo abbracciati davanti ad un film (l’ultimo, ti ricordi?, ti era piaciuto tanto ed era una terribile premonizione, The Others), poi volevo andare a dormire e mi pregavi di restare sveglia un altro pochino, a parlare ancora. L’ultima sera insieme eri di buonumore, cena con Fabrizio e Alessia, fino a tardi abbiamo cercato su internet una casa in campagna, facevi l’imbonitore e presentavi casali fatiscenti accanto alla tangenziale facendoli passare per ottime occasioni da non perdere. Ridevo.
Eravamo felici, ti ricordi? Ora ti immagino ovunque, accanto a me mentre scrivo questa piccola lettera, la sensazione di non riuscire a esprimere nemmeno un millesimo di quanto vorrei dirti, di quanto mi manchi. Rimangono gli oggetti, per te preziosi come tracce, le cose che comperammo insieme e che mi parlano di te, continuamente. La mucca di metallo con le chiavi, la caraffa di vetro blu (si è rotta e avevi ragione: avevamo fatto un pessimo affare), la bici che ti regalò tuo padre, la giacca per il matrimonio di tua cugina, le scarpe nuove, il cuscino colorato. Volevamo abbellire questa casetta, volevamo vivere.
Amore, continuo a non capire cosa sia successo.
laura
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Ciao amore,
l’altro giorno mi trovavo nell’aereo e leggevo un articolo sulla cattura di Karadzic. Avrei voluto leggertelo e commentarlo con te. Poi ho pianto perché questo non lo posso fare, così come non hai potuto assaggiare la deliziosa frittata di zia Imelda a Mompeo, e così come non potrò mai più intrecciare il mio piede alla tua gamba mentre dormo. Eppure dentro di me continuo a parlarti. Come se fossi sordo, cieco e muto mi invento un linguaggio speciale per decifrarti le cose che non puoi sentire né vedere. Le piantine stanno bene, fa molto caldo e il sole le brucia un poco, eppure sono le sole creature sane della casa. La casetta. E’ venuta un sacco di gente questi giorni, sul lettone hanno dormito mio fratello e poi Mantovani con Morena. Ho visto Palermo per la prima volta, ho mangiato un sacco di cose buone.
Sono tornata a Liberazione dopo quel giorno e Edoardo ti ha riportato il motorino che ora userà tuo padre.
Ivan caro, parlando con gli amici di una vita scopro molte cose di te che non conoscevo. Ieri sera mentre cenavamo a Mompeo col cuore gonfio ho visto una stella cadente. Sembra una romanticheria di quelle che odio, e invece era proprio uguale a quella che vidi quella sera che in
macchina mi portasti in campagna per la prima volta e guidando cantavamo De André. Non sono mai stata una sentimentale, ma da quel sabato sono tutta sentimento e niente ragione.
Amore, sto provando a vivere senza di te. A volte ci riesco male, a volte proprio non mi viene.
Domani ti andremo a prendere e ti metteremo accanto a Bacco. Non so dove sei, ma se solo tu potessi sapere che vicino ti cresceranno due piante di acero, questo ti darebbe un pochino di sollievo.
Ti prometto che sarò forte, mi hai insegnato a non fare piagnistei e io seguirò il tuo consiglio.
Ti scriverò ancora, ti farò sapere quello che succede qui.
Laura
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LA STRADA
Che nottata! I sogni o non vengono affatto
oppure si tratta di un sogno che forse
annuncia una perdita. La scorsa notte mi hanno abbandonato
senza una parola in una strada di campagna.
In una casa laggiù sulle colline c’era una luce
non più grande di una stella.
Ma avevo paura di andarci e ho continuato a camminare.
Poi mi sono risvegliata al rumore della pioggia sui vetri.
Vicino alla finestra un vaso di fiori.
L’odore del caffé e tu che ti tocchi i capelli
con il gesto di chi non c’è più da anni.
Ma c’è un pezzo di pane sotto il tavolo
accanto ai tuoi piedi. E una fila di formiche
va avanti e indietro da una fessura sul pavimento.
Non sorridi più.
Fammi un favore stamattina. Chiudi le tende e torna a letto.
Lascia perdere il caffé. Faremo finta
di essere in un paese straniero, innamorati.
(Poesia di Raymond Carver)
Ivan amatissimo mi sei dentro con dolore e determinatezza.
Ti vedo muoverti.. gesticolare.. andare incontro alla vita
con la tua vitale irruenza, continuamente sei presente, nei mille modi del tuo essere e del tuo poter essere, del mio sentirti, pensarti, immaginarti.
Sei presente, ma tu non sei più con noi.
Presenza assoluta ora
e ancor di più mancanza assoluta.
Il dolore di tua madre e di tuo padre
sono costanti e infiniti.
E’ difficile tra te e me ora.
Sei morto. Così si dice.
Così succede alla vita.
Non c’e’ facile consolazione
solo la tua assurda mancanza
il dolore di noi tutti
Ivan amatissimo
eravamo tra noi orgogliosi
del nostro amore e simpatia
del nostro filo sotterraneo
nonostante la distanza
il nostro movimento di vita
ci faceva incontrare.
Ci incontravamo
Un amore da sempre
poco il tempo
poche le parole
un amore da sempre.
Portarti dentro
fare spazio in me
alla tua presenza assenza
lasciarmi trasformare
da qualcosa di te
metterti dentro
questo mi resta
Questo mi resta
trattenerti essere viva
per me e per te
Questo mi resta
Zia Imelda
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Ivan, questa non me la dovevi fare.
Sono a Beirut e solo pochi giorni fa ti pensavo e volevamo dirti che aspettiamo un bambino. E invece mi arriva un sms del cazzo alle 4 di un pomeriggio e mi dice che te ne sei andato, all’improvviso.
Non si fa così per dio. Siamo molto tristi, tutti. Ci hai fatto piangere.
Avrei voluto riabbracciarti e sentire ancora la tua voce.
Lo faccio ora mio caro amico. Ti riabbraccio forte forte.
Ciao
Il tuo amico laziale
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